Il linguaggio del corpo (LDC) fa parte della comunicazione non verbale, o visiva, ed è costituito dallo sguardo, dalle espressioni del viso, dal movimento di mani, braccia e gambe e dalle posture. Quando questi elementi sono congruenti tra loro, la comunicazione diventa efficace, coinvolgente e la comprensione del messaggio da parte dell’interlocutore diventa facile. Se invece le espressioni verbali e non verbali del messaggio sono in conflitto tra loro, il non verbale acquisisce il peso maggiore.
Per impostare la nostra immagine, in funzione di una ripresa video, individuiamo l’effetto che desideriamo produrre attraverso lo schermo. Dobbiamo avere chiaro cosa intendiamo trasmettere al pubblico.
Non propongo di costruire il LDC fine a sé stesso, perché questo porterebbe a un suo miglioramento, limitato però dal fatto che, non essendo in linea con lo stato emotivo, si osserverebbero delle incongruenze percettibili sotto forma di mismatching visivi e auditivi, cioè movimenti contraddittori o rigidi. E noi naturalmente non vogliamo apparire incerti nella nostra comunicazione.
Il nostro LDC è sempre in linea con lo stato emotivo. Si adegua appena cambiamo i nostri pensieri e sentimenti in risposta a una situazione. Allo stesso tempo, se modifichiamo il LDC, i pensieri e i sentimenti cambiano per adattarsi: ogni postura o movimento crea una risposta emotiva.
Per impostarlo come conseguenza di uno stato emotivo notiamo questo: un’esperienza porta a una credenza, che porta a un’aspettativa, che porta a un’attitudine. Per cambiare un’attitudine, dobbiamo cambiare l’esperienza. Una nuova esperienza può portare a una nuova valutazione e a sentimenti diversi (si tratta di come scegliamo di percepire le esperienze). Quindi, se percepiamo una sfida come un’opportunità, cambiamo l’esperienza. Per percepire un’esperienza positiva concentriamoci sulle opportunità, le possibilità e i benefici, nostri e del pubblico. Chiediamoci dunque “Qual è l’opportunità in questa esperienza”?
Per essere spontanei nel trasferire sensazioni positive occorre provarle. Quando ci concentriamo su un pensiero o proviamo un’emozione, è possibile che le persone che ci vedono abbiano lo stesso pensiero o provino la stessa emozione.
Attraverso il video si riesce a percepire e a gestire questa qualità di energia. Per questo dobbiamo concentrarci su come vorremmo che la situazione sia e su come ci piacerebbe che l’interlocutore si senta. L’idea di poter condividere qualcosa di prezioso solitamente funziona molto bene.
Se si tratta di effettuare una registrazione, il processo di definizione della nostra comunicazione diventa per alcune persone più facile. In questo caso la percezione del pubblico è nella testa di chi parla, con la condizione di sapere a quale pubblico ci si starà rivolgendo e avere chiaro quale tipo di relazione si desidera favorire.
– E’ anche vero che, come abbiamo visto, i pensieri e i sentimenti cambiano per adattarsi al LDC: ogni postura o movimento crea una risposta emotiva. Ecco COSA FARE per favorire un’attitudine positiva:
SGUARDO: Per stabilire una connessione con il pubblico, a seconda che si tratti di una registrazione o meno, la tecnica non cambia. Prima di parlare, sorridiamo e guardiamo nella webcam per stabilire un legame emotivo. Questo aiuta sia noi che il pubblico a sentirsi bene. Cerchiamo di guardare l’obiettivo per almeno 3 secondi per volta per apparire aperti, in controllo e amichevoli.
ESPRESSIONI: Usiamo l’espressività durante la presentazione per un buon effetto persuasivo e per catturare l’attenzione. Il sorriso è fondamentale come primo approccio e durante l’interazione, esprime sentimenti positivi e ci fa apparire di successo, attraenti e sicuri di cosa stiamo facendo. Annuire mostra approvazione e comprensione quando stiamo ascoltando un feedback.
GESTICOLAZIONE (MANI E BRACCIA): La gestualità delle mani è la manifestazione cinesica più interessante: questa accompagna il discorso per ben il 90% del tempo. Nella comunicazione interpersonale, i gesti rendono l’interlocutore più influente e autoritario.
E’ emerso che i gesti connessi al discorso (coesivi e ideativi, tra cui gli emblematici, gli illustratori e i regolatori) lo rendono più efficace ed espressivo perché danno continuità al discorso, ne enfatizzano l’oggetto e ne regolano la sincronizzazione. Per esempio nel riprodurre con le mani la forma di un oggetto. Questi sono i gesti che riescono a rendere il linguaggio più empatico e persuasivo.
L’aspetto interessante è che anche nel caso in cui i gesti non vengano osservati dall’interlocutore, a causa di una inquadratura molto ridotta, noi dobbiamo continuare a produrli, se ci vengono spontanei! E’ stato infatti dimostrato da studi in ambito neuropsicologico che la loro funzione comunicativa è sia “esterna”, come supporto per l’interlocutore nella comprensione del messaggio, che “interna”, come funzione di facilitazione della produzione del linguaggio per chi parla.
Inoltre, come le espressioni facciali, il gesticolare svolge un ruolo importante nella manifestazione delle emozioni e degli stati d’animo o degli atteggiamenti di chi li emette. Per esempio l’ansia e la tensione producono dei cambiamenti osservabili nei movimenti di un individuo (tra cui la rigidità).
Quando i nostri gesti e movimenti sono naturali, armoniosi e rilassati, sembriamo sicuri e a nostro agio, il che consente agli altri di provare lo stesso.
Le mani dicono sempre la verità. Teniamole davanti a noi, libere, aperte e con il palmo visibile. In questo modo esprimeremo apertura, disponibilità, sincerità e avremo forza di persuasione.
Indipendentemente dall’inquadratura, nella comunicazione via video è importante impostare i gesti nella giusta parte del corpo. Concentriamoli in un’ampiezza uguale alla larghezza del corpo e al di sopra della cintura. Questa è la zona dei “gesti centrali”, quella che l’occhio riesce a osservare facilmente provenendo dal viso, a cui riesce a tornare subito (secondo il cosiddetto processo di “pre-attenzione”). E’ dimostrato che se la qualità della comunicazione verbale è buona i gesti vengono osservati in misura minore.
GAMBE: Sguardo e espressioni sono gli elementi più facilmente controllabili; scendendo troviamo i meno controllabili nell’immediato, le gambe e i piedi. Per valutare appieno il LDC di una persona occorre avere una visione di insieme. Gli indizi pertinenti a queste parti del corpo rivelano da subito lo stato d’animo e l’attitudine perché sono parti meno soggette al controllo. Le gambe rilassate, incrociate alla caviglia, indicano di essere a proprio agio.
POSTURE: Se seduti a una scrivania, come nel caso di un webinar o di una call, stiamo dritti, con il busto allineato frontalmente allo schermo e con spalle aperte, e comodi. Stare dritti favorisce anche l’impostazione della voce. Appoggiarsi all’indietro indica invece rilassatezza e un impegno moderato. Le mani sul tavolo, fino metà avambraccio e aperte, indicano potere.
Se seduti, con un’inquadratura senza barriere, se non gesticoliamo teniamo le mani appoggiate in grembo, non incrociate, disinvolte, con i palmi all’ingiù e con i gomiti non aderenti al busto.
Teniamoci inclinati in avanti in modo leggero. Questo dettaglio è un potente segnale di disponibilità, che nella realtà viene letto come indizio di interesse e coinvolgimento.
In un video con un’inquadratura in piedi (opzione molto espressiva), rimaniamo stabili con il peso su entrambe le gambe, per mostrare presa di posizione nelle proprie idee e non dondoliamoci. La postura a corpo aperto e con la testa allineata dritta facilita il flusso di energia tra noi e l’interlocutore e rivela un’attitudine positiva, dimostrando attenzione e sicurezza. Se girati di lato possiamo essere percepiti come meno accessibili o mentalmente distanti. La testa inclinata di lato invece mostra cordialità, curiosità e invita l’interlocutore a esprimersi.
– COSA NON FARE: Esistono poi i gesti da evitare, i cosiddetti “gesti adattatori”, che diminuiscono il potere persuasivo del discorso. Questi sono non intenzionali e non direttamente connessi al discorso.
Tra tali gesti è compreso il contatto della mano con una parte del proprio corpo, o con l’abbigliamento. Per esempio mai toccarsi la testa o i capelli. Questi gesti, come per riaggiustarsi, rivelano una moderata ansia o disagio e distolgono l’attenzione dal viso di chi parla.
E’ stato dimostrato che se diamo informazioni che ci mettono a disagio, può comparire un formicolio di alcune terminazioni nervose facciali. Classico esempio la punta del naso che pizzica se stiamo per dire qualcosa che non sentiamo particolarmente nostra, oppure lo sfregarci gli occhi o grattare dietro le orecchie dati da insicurezza e dubbio.
– Teniamo lontani da noi gli oggetti, come la penna con cui giocherellare, se non funzionali al discorso, perché indicano che vorremmo portare l’attenzione su qualcosa che non sia noi.
– Indicare utilizzando il dito. Per indicare qualcosa o qualcuno utilizzare solo la mano aperta con le dita allineate.
– Usare barriere tra noi e il pubblico o interlocutore. Evitare quanto possibile oggetti tra noi e il pubblico perché bloccano l’energia creando una barriera. Anche un oggetto come il microfono è una barriera. Meno è visibile e meglio è.
– Incrociare, chiudere e nascondere. Lo facciamo inconsciamente per alleviare ansia e stress sociale quando avvertiamo reazioni emotive negative come insicurezza, disaccordo, o incertezza sul da farsi. Le gambe incrociate indicano, in casi lievi, semplicemente chiusura e bisogno di privacy. Questi gesti influiscono sullo stato emotivo: rimettere a posto le gambe incrociate predispone a uno stato migliore, di apertura mentale. Le posizioni positive ci rendono fiduciosi e ottimisti verso le nostre capacità.
Ricordiamoci di chiedere un feedback, se possibile, per assicurarci che il messaggio che intendiamo inviare sia stato compreso: questo aiuta il pubblico a decodificare il messaggio e noi a condividere.
Quindi prepariamo prima i dettagli del nostro incontro virtuale, visualizzando diverse volte come vorremmo che fosse e immaginando come ci sentiremo nella versione di noi più brillante. L’attitudine e la consapevolezza che abbiamo creato faranno il resto.
PER APPROFONDIRE, TRA GLI ALTRI ARTICOLI:
- Boyle, Elizabeth A., Anne H. Anderson, and Alison Newlands. “The effects of visibility on dialogue and performance in a cooperative problem solving task.” Language and speech 37.1 (1994): 1-20.
- Waxer, Peter H. “Nonverbal cues for anxiety: An examination of emotional leakage.” Journal of abnormal psychology 86.3 (1977): 306.
- Givens, David B. The nonverbal dictionary of gestures, signs & body language cues. David B. Givens © 2008 (Spokane, Washington: Center for Nonverbal Studies Press).
- Gullberg, Marianne, and Kenneth Holmqvist. “Keeping an eye on gestures: Visual perception of gestures in face-to-face communication.” Pragmatics & Cognition 7.1 (1999): 35-63.
- Bailenson, Jeremy N., et al. “Equilibrium theory revisited: Mutual gaze and personal space in virtual environments.” Presence: Teleoperators & Virtual Environments 10.6 (2001): 583-598.
- Scognamiglio, Linda, and Augusto Gnisci. “Rassegna di studi sulla gestualità delle mani: categorie, funzioni e basi dei gesti.” Giornale italiano di psicologia 39.1 (2012): 49-72.
- De Gelder, Beatrice. “Towards the neurobiology of emotional body language.” Nature Reviews Neuroscience 7.3 (2006): 242-249.